Scritto da LEA MATTARELLA – la Repubblica
Mistero, eros e spiritualità. A Palazzo Zabarella oltre 100 opere di fine ´800 e inizio ´900 dimostrano il respiro europeo dell´arte del nostro Paese
Si potrebbe quasi stilare un catalogo dell´immaginario collegato alla femminilità tra Otto e Novecento visitando la mostra Il simbolismo in Italia a Palazzo Zabarella a Padova (fino al 12 gennaio). L´uscita dal “verismo” per una pittura che scopra le zone inesplorate, segrete, misteriose, spirituali della realtà, avviene anche rappresentando diverse tipologie di donne. Insomma simbolismo sembra una parola da declinare al femminile. E al plurale. C´è la maternità, certamente: un bambino sbaciucchiato per Giovanni Sottocornola, una mamma che legge ambientata da Giacomo Balla in una specie di sinfonia in nero. Ma anche le pennellate filamentose e dense che raccontano il rapporto armonico tra la nascita dell´uomo e quella della natura nei due capolavori di Segantini e Previati dal medesimo soggetto. Ci sono donne-ninfe che quasi fioriscono, confondendosi, nel paesaggio che le circonda come accade nel Notturno di Plinio Nomellini, nel Chiaro di luna di Previati. Sono figure del buio, capaci di sorprendere con la loro sensualità inconsapevole. Ma il Simbolismo è soprattutto pieno di eros. È il trionfo della femme fatale. Diavolessa chiama Arturo Martini la sua fanciulla nuda che emerge dalla sera. La visionarietà di questo artista singolare, che anticipa il Surrealismo, lo porta a immaginare fantasie macabre come la Parabola dei celibi in cui uomini dall´aspetto lubrico arrivano addirittura a disseppellire il cadavere di una Venere. L´eros, come la forza di Sansone, è anche nei capelli. “Più lunghi dei nostri mantelli” come in una canzone di De Andrè, sono quelli della Pavonessa disegnata da Domenico Baccarini. E poi c´è l´attrazione “galeotta” tra Paolo e Francesca, destinati, sulle tele di Boccioni e di Previati, a navigare in un eterno abbraccio. Sartorio ci mostra Le Vergini savie e le Vergini stolte, ma anche una Sirena irresistibile per il giovane pescatore. C´è Cleopatra, naturalmente, ed è ancora Previati a costruirne il suicidio nell´oscurità. E poi ecco giovani corpi che sfioriranno e un Eros continuamente messo in pericolo da Thanatos (Segantini, Kienerk, De Carolis). Fuori dall´Italia la musica non cambia: Giuditta di Klimt ha artigli che tengono salda la testa di Oloferne. E la donna per Franz von Stuck, avvolta da un serpente, altro non fa che rappresentare Il Peccato.