Scritto da DARIO PAPPALARDO – la Repubblica
L´artista a Venezia: “È la mia ultima opera poi, come ho detto, chiudo a New York”
Duemila piccioni incombono sulla Biennale di Venezia. Non è Hitchcock, ma un´idea di Maurizio Cattelan. L´artista ha messo appollaiati sulle travi e il soffitto di tutto il Padiglione centrale i volatili impagliati, che faranno da minacciosa cornice alle opere degli ottanta partecipanti alla mostra principale, Tintoretto compreso. Così, con l´installazione intitolata Others, ha accettato l´invito della curatrice Bice Curiger alla 54ma esposizione internazionale che si apre sabato. «Sarà un disturbo periferico al lavoro degli altri, una presenza persistente in tutte le sale», spiega, mentre è ancora alle prese con l´allestimento che svela in anteprima. «Devo ringraziare gli artisti che mi hanno dato questa possibilità di intrusione». Nonostante la presenza in laguna, Cattelan mantiene ferma la decisione annunciata due mesi fa di lasciare il mondo dell´arte: «Lo confermo: dopo la retrospettiva al Guggenheim di New York (apertura il 4 novembre), ritiro le armi. Le mostre successive, di cui non mi occuperò più io direttamente, saranno solo di carattere storico».
La stessa installazione dei piccioni non è esattamente una novità, ma la rielaborazione su scala più ampia dell´opera Tourists, esposta alla Biennale curata da Germano Celant nel 1997. «Allora avevo molta paura di esporre: Celant mi chiamò a rappresentare la generazione più giovane accanto a Ettore Spalletti ed Enzo Cucchi», racconta Cattelan. Adesso lo spirito è decisamente diverso: «Ho spiegato a Bice Curiger che ormai mi diverto di più con la mia rivista Toilet Paper, anzi sto pensando di farne un´altra. Così mi sono messo a lavorare con la vista periferica, più che con la solita ossessione». Per lui è la settima e ultima Biennale: «Ma la fase che preferisco è sempre quella del montaggio, quando i Padiglioni sono come piccole cattedrali vuote. In quel momento, le cose più preziose sono un martello e un chiodo: se li hai, ti fai amici tutti». Su come sarà la Biennale, ha già qualche opinione: «Mi pare che questa edizione non vada alla ricerca dello strillo, della novità per la novità. Da quello che ho già visto, sarà una Biennale pacata con qualche bel cazzotto nello stomaco che arriverà dalle opere del Padiglione americano, come il carro armato rovesciato di Allora e Calzadilla. Mi aspetto molto anche da sudamericani e nordafricani». E i piccioni che fine faranno, chiusa la Biennale?: «Quattrocento esemplari “voleranno” a New York: al Guggenheim saranno davvero protagonisti».