Scritto da DARIO PAPPALARDO – la Repubblica
Paolo Baratta e la curatrice Bice Curiger presentano gli 82 artisti scelti per l´esposizione: per 62 di loro è la prima volta a Venezia, gli italiani sono 9. Nume tutelare: Tintoretto
Sarà la Biennale dei giovani (32 artisti su 82 hanno meno di 35 anni), delle donne (32), delle “prime volte” (per 61 quello veneziano sarà un battesimo), dei tagli (50% in meno dal capitolo di spesa dei Beni culturali è il rischio prospettato). Ma, soprattutto, la 54ma esposizione di Venezia (dal 4 giugno al 27 novembre), presentata ieri a Roma al complesso di San Michele, sarà la Biennale di Bice Curiger, la nuova curatrice. Svizzera, a capo della Kunsthaus di Zurigo, direttore editoriale della rivista Tate etc della Gallery londinese, sesta personalità più potente del mondo dell´arte contemporanea secondo Art Review, arriva col suo sorriso contornato da rossetto «color ciliegia», come precisa il presidente della Biennale di Venezia Paolo Baratta, introducendola.
«Dobbiamo difendere l´arte dalla volgarizzazione», dice lei, più a suo agio con l´inglese che con l´italiano. «Bisogna distinguere tra “popolare” e “populista”. Sia chiaro: non sono contro il concetto di “popolare”. La mia generazione è cresciuta con la cultura pop, ma siamo arrivati a un punto in cui ci si deve guardare dalle degradazioni». Niente facili provocazioni, allora, promette la Biennale della Curiger, che ha come nume tutelare Tintoretto. Tre opere del pittore cinquecentesco, ancora misteriose, avranno un posto di rilievo nel Padiglione centrale: «L´incorporazione dei dipinti del Tintoretto in una biennale d´arte contemporanea trasmetterà segnali inaspettati e stimolanti». Tintoretto sarà il testimonial della luce, tema fondante di questa edizione sin dal titolo: ILLUMInazioni. «Un titolo che vuole celebrare il potere dell´intuizione e dell´appartenenza a un´idea ampia di “nazione”, in un tempo in cui gli artisti hanno un´identità poliedrica e sono migranti», spiega la curatrice che coglie nel non-finito, nel transeunte, uno degli elementi dello spirito del tempo. «L´arte contemporanea è caratterizzata da tendenze collettive e identità frammentarie, crea oggetti in cui è incisa la transitorietà anche se sono fatti di bronzo. L´artefatto finito ha lasciato spazio all´enfasi del processo mentre la riscoperta dei generi classici come scultura, pittura, fotografia e video mira a risvegliarne il potenziale latente».
I Paesi presenti saranno 88 (30 ai Giardini, nei padiglioni nazionali), undici in più della scorsa rassegna. La partecipazione riflette anche la geopolitica: l´Egitto è assente; il Libano ha rinunciato; ritorna l´India, che mancava dal 1982. Per l´Arabia Saudita e il Bangladesh, invece, si tratta di un esordio. Cresce l´importanza del Sudamerica, presente quasi al completo. Nel 2013 arriverà anche il Vaticano. Fatto salvo il Padiglione Italia, curato da Vittorio Sgarbi, sono 9 gli artisti italiani invitati all´esposizione principale: Giorgio Andreotta Calò, Meris Angioletti, Elisabetta Benassi, Monica Bonvicini, Gianni Colombo, Luca Francesconi, Luigi Ghirri, Giulia Piscitelli, Marinella Senatore. «Punterò sui giovani e sugli artisti che non hanno ricevuto il giusto riconoscimento nel tempo presente», continua Curiger, mostrando le opere di alcuni di loro a cui è particolarmente legata: un´eruzione di fuoco dell´americano Jack Goldstein (morto nel 2003), un disegno dell´etiope Gedewon (scomparso nel 1995) o le “satire” del tedesco Sigmar Polke, già molte volte presente a Venezia, mancato l´anno scorso proprio mentre la curatrice lavorava a una monografia sulle vetrate realizzate dall´artista a Zurigo.
Una delle novità della Biennale 54 sono i “parpadiglioni”: Franz West, Monika Sosnowska, Song Dong e Oscar Tuazon creeranno appositamente opere di carattere architettonico e scultoreo che “ospiteranno” il lavoro di altri. L´idea è stata fortemente voluta dalla curatrice: «In un grande spazio come quello delle Corderie, c´era il rischio che l´allestimento si risolvesse in una giustapposizione di cose: i “parapadiglioni” fungeranno da gioco dinamico».
In tempi di tagli, al momento anche la Biennale corre rischi: quest´anno riceverà dallo Stato 2,5 milioni di euro contro i 5,2 milioni su cui poteva contare fino a ieri e il sottosegretario Francesco Giro lancia un appello direttamente al presidente del consiglio. Il presidente della Biennale Baratta scherza, ma fino a un certo punto: «Sono venuto col maglioncino di Marchionne: ho fatto tutto quello che potevo per ridurre i costi. La mostra costa 13 milioni di euro e riusciamo a finanziarci da soli per l´85% con biglietti (450 mila le presenze nel 2009), affitti, diritti, ma di più non possiamo. Ci sono voluti 100 anni per fare di questa una delle esposizioni più importanti del mondo, basta poco per impoverirla. La concorrenza c´è: le biennali nel mondo sono tante».