Scritto da Severino Colombo – Corriere della Sera
L’Italia delle gallerie private tra giovani talenti e maestri
Da Modica (Laveronica) a Trento (Raffaelli), da Venezia (Contini) a Torino (Mazzoleni). È l’Italia unita dall’arte— e dalle gallerie — che per quattro giorni ha in Milano la sua capitale. Perché «da qui passa il 60-70 per cento del mercato dell’arte italiano» ; perché qui «nelle accademie si formano gli artisti di domani» ; perché qui «operano le gallerie più importanti» . Così Giacinto Di Pietrantonio, docente a Brera e curatore della sezione contemporanea di MiArt, fiera internazionale di arte moderna e contemporanea che si svolge dall’ 8 all’ 11 aprile nel padiglione 3 di FieraMilanoCity. Proprio il ritorno o in alcuni casi il debutto a MiArt di alcune rinomate gallerie milanesi è una delle novità della sedicesima edizione: «Monica De Cardenas e Studio Guenzani, che aveva partecipato una volta sola — elenca il curatore —. Poi ci sono nomi di peso come Massimo De Carlo, Suzy Shammah, Kaufmann Repetto in grado di attrarre i collezionisti stranieri» . Un’altra novità di MiArt è la volontà di selezionare — ancor di più — le gallerie. Erano duecento nel 2009, quest’anno sono cento, di cui il 90 per cento italiane. Una scelta che punta a mettere in evidenza l’autorevolezza della galleria e l’eccellenza o l’originalità degli artisti (quasi seicento) presentati. Se si va sul moderno — la sezione è curata da Donatella Volonté — ci sono nomi di sicuro appeal quali Picasso, Klee, Dalì, Prampolini, Max Ernst. Mentre sul contemporaneo si toccano le esperienze, ormai storicizzate, dell’Arte Povera e della Transavanguardia, i linguaggi della video-art e della performance, e si arriva all’arte del presente che riflette elementi di una geografia allargata, insieme «località e globalità delle culture» . A questo riguardo nuova è pure l’attenzione di MiArt per giovani gallerie e ad artisti altrettanto giovani, alcuni inediti, che osserva Di Pietrantonio «dimostrano una buona qualità di ricerca e di idee; la differenza rispetto al passato è oggi che non occorre lavorare in una grande città per farsi conoscere» . Da qui la scelta di esporre, in maniera quasi obbligata, le nuove promesse all’occhio dei visitatori collocandole all’ingresso della fiera. Quanto alle quotazioni delle opere presentate la forbice è ampia: un migliaio di euro per chi vuole scommettere investendo su un talento ancora sconosciuto, duecento volte tanto per portarsi a casa l’opera di un artista affermato o già entrato nel libri di storia dell’arte del Novecento. Che poi in fiera si concludano davvero buoni affari lo dice il fatto che nel 2010 i pezzi venduti — certificato d’acquisto alla mano — solo nella sezione moderna hanno toccato la cifra record per MiArt di centoventinove. Non è una novità, ma una gradita consuetudine la serie d’iniziative collaterali a MiArt. Occasioni di dialogo e scambio come le visite guidate, i tour per collezionisti di AXa Art. O gli incontri di MiArtalks, a cura di Peep-Hole (Vincenzo de Bellis e Bruna Roccasalva) che spaziano dalla moda al design, dall’architettura agli spazi museali; tra gli ospiti lo scrittore Andrea G. Pinketts e il fotografo Ferdinando Scianna. Dalla collaborazione con lo Iulm, partner ufficiale, è nato un progetto su misura giovani under 30 (sul sito www. miart. it); pure mirato sui talenti in crescita è anche il Premio Rotary per l’arte contemporanea (quest’anno dedicato alla tecnica del disegno). Infine, con Naba è nato l’evento «100 di 50» (9 aprile ore 20), curato da Di Pietrantonio con Marco Scotini: una maratona di cento performance— proposte dal vivo o con materiali video d’archivio— per raccontare, conclude l’esperto, «il campo espressivo in cui l’arte si è rinnovata di più negli ultimi cinquant’anni» .