Scritto da Gianni Caverni – l’Unità Firenze
Quattro quadri di Arnold Böcklin, piuttosto malridotti, nemmeno del tutto terminati, eppure pieni di un fascino straordinario. “Isole del pensiero” è il titolo della mostra curata da Giovanni Faccenda che, fino al 19 giugno, mette insieme nella sala del Basolato del palazzo comunale di Fiesole, il maestro di Basilea, Giorgio de Chirico che tanto gli ha dovuto, e Antonio Nunziante, pittore contemporaneo. Anche il titolo della mostra evoca il “quadro dei quadri”, quell’Isola dei morti che tanto fascino ha esercitato su schiere di artisti. La prima che fece fu nel 1880, poi altre quattro ne seguirono secondo il consiglio del mercante berlinese che colse al volo la straordinarietà dell’opera. Un fascino che è stato capace di coinvolgere profondamente personaggi come Freud, Hitler, Lenin, Dalì, Strindberg, Druié e D’Annunzio. Hitler, che ne possedeva una, volle che tutto ciò che di Böcklin era rimasto nella villa Bellagio a San Domenico di Fiesole fosse portato via, si salvarono solo quei 4 quadri e qualche disegno, probabilmente nascosti in qualche modo. Il “Pan fra i bambini in girotondo” è palesemente non finito, era quello che fu trovato ancora sul cavalletto quando l’artista morì, nel 1901. Dei 5 de Chirico in mostra 4 sono del periodo “barocco” che risale fra gli anni ’40 e ’50 del secolo scorso. Potrebbe però valere una visita anche solo la “Passeggiata, il tempio di Apollo a Delfi” che l’artista greco di nascita, ma italiano di origine, dipinse fra il 1909 e il 1910 probabilmente quando abitava a Firenze. Si tratta del quadro che registra la fase di preannuncio dei temi esplicitamente metafisici e il paesaggio nel quale si svolge la scena è probabilmente ispirato ad un luogo reale della zona di Fiesole, naturalmente letto secondo la grammatica di Böcklin.
L’isola, o meglio una sua interpretazione, è quasi costantemente presente nei quadri di Antonio Nunziante che segue la via a suo tempo aperta dall’artista svizzero e percorsa poi da tutti gli artisti classificabili, per necessità di sintesi, come surrealisti. L’isola di Nunziante è “più positiva”, come lui stesso la definisce. E’ comunque un enigma per dirla col de Chirico metafisico, si colloca all’esterno ma anche all’interno di stanze deserte il cui pavimento in legno è allagato dal torrente che scorre fra i cipressi. O, in questo citando non solo de Chirico ma anche suo fratello Savinio, in interni che si fanno esterni attraverso il soffitto mancante.